Monumenti e lapidi

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Ente competente:
Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
Definizione del bene:
monumento ai caduti, a cippo
Luogo:
Lombardia, Cardano al Campo (VA), Piazza Mazzini, Piazza Mazzini, 19
Data:
sec. XX | 1945-1960
Autore:
scultore: Bonomi Carlo, 1880/ 1961
Materia e tecnica:
bronzo/ fusione; pietra
Misure:
cm 260x80x100;
Soggetto:
allegoria della morte del soldato
Descrizione del bene:
Monumento dedicato ai caduti di tutte le guerre; non compare la lista dei caduti. Costituito da un basamento in pietra sopra il quale poggia il gruppo scultoreo in bronzo.
Descrizione iconografica:
Figure maschili. Figure femminili.
Trascrizione:
lato anteriore, sul basamento: AI CADUTI CARDANESI/ DI TUTTE LE GUERRE
sulla base del gruppo scultoreo: C. BONOMI
Notizie storico-critiche:
«Un uomo mite ma altero, ospitale, frequentato da artisti e amici che ancora lo ricordano per l’amore che aveva alla sua gente, alla sua terra. Un solitario in piena libertà, idealista per la religiosità della vita». Con queste parole l’architetto archeologo Angelo Vittorio Mira Bonomi, figlio adottivo dell’artista, conclude la postfazione del libro edito dalla litografia Graficaperta. Un libro che non è una biografia, come ama dire l’autore, bensì una miscellanea di saggi, tesi di laurea e articoli che permettono, leggendoli con attenzione, di penetrare nella conoscenza di un uomo che è stato uno dei maggiori maestri del Novecento italiano nelle arti della pittura, della scultura e dell’architettura. Carlo Bonomi nasce a Turbigo nel 1880 in un cortile dell’attuale via XXV Aprile. A 18 anni inizia a frequentare l’Accademia di Brera, poi quella di Monaco. A casa rientra nel 1907. In quegli anni dipinge. «La tavolozza di Bonomi è accesa: i gialli, i rossi, i bruciati si fondono nella retina secondo le teorie di Chevreul per dare all’opera la forza e l’energia della gioventù. La stesura è materica, la luce si frange e si ricompone.... Già si profila la vera arte di Bonomi che coglie psicologicamente l’anima dei personaggi definendone in ruoli legati all’esistenza» scrive Milanino nella sua tesi. Con l’inizio della prima Guerra Mondiale Bonomi decide di arruolarsi come volontario, nonostante avesse 36 anni, «spinto da uno spirito di ideale partecipazione al dramma collettivo». La guerra lo segnerà profondamente, come si legge anche nella corrispondenza con Giulia Motta. Il dramma della povera gente mandata al massacro, le condizioni disumane, la precarietà della vita inciderà sul carattere sensibile dell’uomo e dell’artista. In Bonomi uomo, pensatore e artista, matura una grande rivolta contro l’inutilità dei massacri, delle violenze, della guerra dei poveri. Nei quadri sviluppa temi di particolare interesse sociale. Quelle di Bonomi sono spesso delle opere monumentali, per dimensioni e contenuto. «Le figure bononiane, sempre umili e operose - scrive ancora Milanino - hanno profonde motivazioni umane e religiose. Sono quelle che contempla nel quotidiano, immagina e nobilita con la sua interpretazione artistica. È l’amore per la propria terra, per la propria gente, per gli esseri viventi». Per la natura. La produzione artistica, pittorica e grafica di Bonomi comprende più di duemila opere: per la maggior parte è inedita perché assente da mostre personali e collettive. E’ al ritorno dal fronte che Carlo Bonomi si cimenta con la scultura. Sono gli anni (fino al 1925) in cui realizza il gruppo in bronzo «La madre». Poi «La contadina», una statua in bronzo ad altezza naturale. «Bonomi - scrive Lucia Pagliuca nella sua tesi di laurea - rappresenta la donna forte di fronte al dolore e insieme rassegnata. Spesso l’angoscia o la sofferenza ne alterano ulteriormente i tratti accentuando le deformazioni facciali (gli zigomi sporgenti, le tempie scavate, le mandibole forti) in una successione di piani che alterna bruscamente zone di luce e zone d’ombra. Nella donna l’artista identifica la forza primigenia della vita, nella sua possibilità di generare: la maternità come esorcismo contro il dolore e la morte». Alla fine degli anni Venti, Bonomi si cimenta anche nell’architettura costruendo per sé una casa molto particolare e suggestiva su una collina che domina Turbigo, a due passi dal Castello, la Selvaggia. Un luogo di vita e di lavoro. Oggi - luogo di residenza di Angelo Vittorio Mira Bonomi - lo studio di scultura è stato trasformato in un museo-gipsoteca che accoglie i gessi di tutte le sue opere, anche incompiute. Allo stesso tempo si dedica al restauro del Broletto, di epoca comunale, di Novara. (continua in Osservazioni).
Codice identificativo:
0303254328
Nome del file:
lapidi/SBSAE_MI_S27/D03254328.jpg