Archivio Storico del Polo Museale del Veneto

L’archivio della Direzione regionale Musei Veneto (già Archivio del Polo museale del Veneto) e la serie Provvedimenti di Guerra

 

 

 

Il contesto

L’archivio della Direzione regionale Musei Veneto (già Polo museale del Veneto) conserva documenti relativi alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, dalla loro separazione dall’Accademia delle Belle Arti tra gli anni Settanta e ottanta dell’Ottocento al 2014, e all’attività di tutela, conservazione e valorizzazione delle opere d’arte mobili in Veneto dal 1907 al 2014 (fino al 1923 anche in Friuli). Con la legge 27 giugno 1907, n. 386 il Ministero della Pubblica Istruzione aveva infatti creato la Soprintendenza alle Gallerie, i Musei medioevali e moderni e gli oggetti d’arte di Venezia, che opererò quasi continuativamente, sebbene con modifiche di titolazione e competenze territoriali, fino al 2014. La documentazione, costantemente utilizzata dall’Ufficio nell’esercizio dei suoi compiti istituzionali, è frequentemente consultata, oltre che dai funzionari degli altri Uffici periferici del Ministero, anche da numerosi studiosi e ricercatori esterni.

 

 

Le risorse consultabili su 14-18

La serie “Provvedimenti di Guerra 1915-1918”, riordinata, dettagliatamente inventariata e parzialmente digitalizzata per l’implementazione del portale 14-18 grazie al finanziamento del MiBACT – Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, è composta da 12 faldoni (oltre 12.000 documenti) relativi ai provvedimenti di tutela del patrimonio durante il primo conflitto mondiale.
Comprende materiale manoscritto e dattiloscritto, ritagli di giornale e fotografie sui provvedimenti e gli interventi per la salvaguardia dei beni storico-artistici del Veneto e del Friuli Venezia Giulia tra il 1915 e il primo Dopoguerra.
Da marzo 1915 la protezione del patrimonio storico artistico, con la “deportazione” in ricoveri più sicuri delle opere d’arte più significative sul territorio di confine con l’Austria fu coordinata da Corrado Ricci, Direttore Generale Antichità e Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione e gestita da Arduino Colasanti, Regio Commissario per le Belle Arti nei territori minacciati dal conflitto e dal Soprintendente Gino Fogolari per le opere mobili. Ugo Ojetti, capitano del Genio militare dell’ispettorato di Venezia e attivo da luglio 1915 presso il Segretariato generale per gli affari civili presso il Comando supremo di Udine, si occupò del coordinamento tra Ministero e forze armate.
Se nel 1915, alla vigilia dell’entrata in guerra, si iniziò ad approntare la protezione dei monumenti, nel dicembre 1916, a seguito dell’offensiva austriaca sull’Altopiano di Asiago, prese il via una più massiccia opera di evacuazione delle opere di chiese, Musei, istituzioni e privati in depositi più sicuri oltre l’Appennino, nonostante la frequente opposizione delle comunità locali.
Nei faldoni dell’Archivio sono consultabili i documenti relativi alle procedure, alla logistica dell’evacuazione, agli spostamenti, con lunghi elenchi di opere e verbali di trasferimento e successiva restituzione. Oltre alle distruzioni e alle perdite del patrimonio, una ulteriore pagina di storia dolorosa fu quella dei furti e degli sciacallaggi, dei quali restano in archivio le denunce e le registrazioni.
Ben quattro faldoni sono dedicati alla missione militare italiana a Vienna nel primo dopoguerra, da dicembre 1918 al 1922, per l’esecuzione delle clausole dell’armistizio firmato a Villa Giusti il 4 novembre 1918. Il generale Segre aveva infatti istituito una commissione artistica per il rientro in Italia di migliaia di opere d’arte trafugate dall’Austria nei decenni precedenti, della quale facevano parte Gino Fogolari, Paolo d’Ancona dell’Accademia scientifico-letteraria di Milano, Giulio Coggiola, della Biblioteca Marciana di Venezia e – giunto in un secondo momento – Guglielmo Pacchioni del Palazzo Ducale di Mantova, in stretto collegamento con Ettore Modigliani, Soprintendente a Milano, delegato tecnico per le questioni storico-artistiche alla conferenza di Pace di Parigi.
Numerosa anche la documentazione relativa al ricollocamento delle opere nelle sedi originarie, che divenne occasione per una revisione dello stato di conservazione e una ponderosa campagna di restauri e manutenzioni.

 

La collezione, in fase di digitalizzazione, è al momento disponibile su 14-18 alla seguente pagina