Associazione Terra Adriatica
Le risorse consultabili su 14-18
I documenti pubblicati sul portale 14-18 Documenti e immagini della Grande Guerra conservano importanti informazioni che permettono di individuare, relativamente alla regione Abruzzo, i nominativi e i dati anagrafici dei prigionieri austroungarici, la loro provenienza, i battaglioni e i reggimenti di appartenenza, la composizione del nucleo familiare, la nazionalità, la professione, il credo religioso e, in alcuni casi, la presunta causa del decesso.
Per accedere tramite il portale www.14-18.it all’intera collezione digitale degli atti di morte è necessario digitare il termine chiave: “terra adriatica”; in alternativa si può effettuare una ricerca per comune di pertinenza selezionando nel menu a tendina della ricerca avanzata “Comune di Avezzano”, “Comune dell’Aquila”, “Comune di Chieti” e “Comune di Sulmona” o, infine, effettuare una ricerca inserendo il nominativo del soldato deceduto.
Alcune considerazioni di carattere metodologico: nella gran parte delle schede sono stati riscontrati errori di compilazione da parte dei funzionari comunali dell’epoca. Questo ha reso difficile, e non esente da eventuali inesattezze, la trascrizione effettuata nel corso del nostro lavoro di ricerca. È bene ribadire, inoltre, che il numero dei decessi non riguarda l’intera regione Abruzzo, ma solo le località di Avezzano, Chieti, L’Aquila e Sulmona, ovvero i luoghi in cui è stato possibile attestare la presenza dei campi di concentramento e degli altri edifici, o “accantonamenti”, nei quali furono detenuti i prigionieri di guerra. Casi di decesso tra i prigionieri di guerra sono stati registrati, ad esempio, nei comuni di Lanciano, Teramo, Caramanico, Castellamare Adriatico, Magliano Sabino, Francavilla, Pescara, Giulianova, Bucchianico, San Valentino, Ortucchio, Civitaquana, Loreto Aprutino, Magliano dei Marsi, Castel di Sangro, Miglionico, Castelvecchio, Pianella, Castel di Ieri, Tollo e Carpineto.
Il contesto
“Prigionieri di guerra. Prigionieri dell’oblio” è il titolo di progetto condotto dall’Associazione Terra Adriatica di Sulmona e finanziata dal MiBACT nell’ambito delle attività per la tutela del patrimonio storico della Prima Guerra Mondiale. La ricerca ha portato all’acquisizione, digitalizzazione e trascrizione degli atti di morte dei prigionieri di guerra deceduti dal 1915 al 1920 nei comuni di Avezzano, L’Aquila, Chieti e Sulmona.
Nel corso del conflitto in Abruzzo furono costruiti due campi di concentramento per i prigionieri austroungarici; il primo a Sulmona, in località Fonte d’Amore, e l’altro nella città di Avezzano. Gli appartenenti ad alcune categorie particolari, come da disposizioni della Commissione per i prigionieri di guerra (ufficiali, disertori, collaboratori…), furono smistati per ragioni di sicurezza in altri edifici che le autorità militari requisirono e destinarono a luoghi di detenzione: parte dell’Abbazia di Santo Spirito al Morrone e la caserma Umberto I a Sulmona, la caserma Castello a L’Aquila e altri due edifici, l’uno a Bucchianico, in provincia di Chieti e l’altro a Cittaducale (all’epoca comune della provincia dell’Aquila).
Una stima reale del numero dei prigionieri che transitarono in Abruzzo nel corso del conflitto è di difficile determinazione. Per avere un’idea del fenomeno, bisogna considerare che il campo di concentramento di Sulmona fu progettato e costruito per ospitare 10.000 prigionieri, e per 15.000 quello di Avezzano. Al contrario, è stato possibile effettuare una ricognizione più precisa riguardo il numero dei decessi tra i soldati austroungarici che transitarono in Abruzzo nel corso della guerra. Allo stato attuale della ricerca, è possibile affermare che tra il 1916 e il 1920 furono non meno di 1.198 i prigionieri di guerra austroungarici deceduti in Abruzzo: 635 ad Avezzano, 384 a Sulmona, 90 a L’Aquila e 89 a Chieti.
Le cause di decesso, specie per gli anni 1916-1917, sono difficili da accertare. Le precarie condizioni di detenzione, che aggravarono lo stato psico-fisico dei soldati, già minato da mesi di stenti e privazioni a causa della guerra, furono tra i fattori che più di altri determinarono il destino di molti prigionieri. Numerosi casi di decessi si verificarono a partire dall’ultimo anno di guerra. Per la gran parte di essi è lecito ricondurre le cause ai focolai di febbre spagnola, che nella seconda metà del 1918 colpirono diverse aree interne dell’Abruzzo. Ma non solo. A Sulmona, ad esempio, a partire dai primi mesi del 1919, parte della popolazione prigioniera di nazionalità ungherese residente a Fonte d’Amore fu decimata da una grave epidemia di vaiolo.
La realizzazione del progetto “Prigionieri di guerra. Prigionieri dell’oblio” è stata motivata dalla necessità di colmare una lacuna storiografica importante. Questo consentirà ad un’ampia tipologia di utenti, non solo quindi tra gli storici di professione, ma anche a coloro, che oltre i confini nazionali sono alla ricerca di notizie sui propri antenati, di accedere ad una documentazione finora inedita.