Archivio di Stato di Napoli

Profughi di guerra, sussidi

 


La serie "Profughi di guerra, sussidi" del fondo Questura di Napoli, Archivio Generale è una delle fonti più importanti che l'Archivio di Stato di Napoli conservi sulla Prima Guerra Mondiale; è contenuta in 34 buste per un totale di oltre 7300 fascicoli nominativi relativi a ciascun profugo: ogni fascicolo riporta indicazioni anagrafiche e informazioni sul comune di provenienza e di residenza, nonchè informazioni relative ai sussidi ordinari e straordinari percepiti, o richiesti, dai profughi stessi. Le unità archivistiche seguono un numero progressivo all'interno di ogni busta e sono costituite da fascicoli ordinati sulla base di un criterio alfabetico. I fascicoli personali dei profughi delle zone di guerra non erano inseriti in alcuna categoria del Titolario degli uffici di pubblica sicurezza ma sono giunti come carte aggregate alla serie Polizia Amministrativa. Solo in sede di riordino, si è ritenuto opportuno creare una serie a sé.

 

All'indomani della disfatta di Caporetto, centinaia di migliaia di sfollati dalle province del Friuli e del Veneto, gradualmente occupate dall'esercito austro-ungarico, fuggirono verso ovest, a loro si aggiungevano i rimpatriati, ovvero i sudditi del Regno d'Italia espulsi dagli imperi centrali dal 1915; i profughi espulsi dalla Turchia, durante la guerra di Libia; quelli che abbandonarono l'altipiano di Asiago, nel maggio del 1916; coloro che venivano sgombrati per esigenze militari e gli sfollati dei comuni che subivano bombardamenti, vivendo a ridosso del nuovo fronte di guerra: erano per lo più donne, bambini e anziani.
Le disposizioni legislative, emanate per gestire tale situazione emergenziale, furono mirate all'individuazione e al riconoscimento dello status di profugo al fine di garantire una adeguata assistenza statale, al censimento dei profughi, alla organizzazione di strutture di accoglienza.

Risale al novembre 1917 (d. Lgt. n.1897) l'istituzione dell'Alto commissariato per i profughi di guerra, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per «provvedere all'assistenza morale e materiale dei profughi di guerra» e alla ricostituzione economica delle province invase. Fu proprio l'Alto commissariato che, nel gennaio del 1918, emanò una circolare che definiva lo status giuridico dei profughi e regolava l'opera di assistenza su scala nazionale; la circolare conteneva disposizioni per regolare l'assegnazione dei sussidi di mantenimento, indennità di affitto e la distribuzione di beni di prima necessità.

Con decreto luogotenenziale n. 18 del 3 gennaio 1918, vennero istituiti, nei comuni ove erano presenti profughi, i patronati con l'obiettivo di gestire in maniera decentrata la distribuzione dei sussidi governativi e dei generi di consumo, ponendosi come intermediari tra Stato ed enti locali.

Il sistema di gestione emergenziale dei profughi entrò però in crisi in poco tempo; l'impegno finanziario necessario a sostenere il mantenimento dei sussidi si rivelò oltremodo oneroso costringendo l'allora Ministro del Tesoro, Francesco Saverio Nitti, nel giugno del 1918, ad escludere dal recepimento del sussidio i profughi abili al lavoro in età compresa tra i 12 e i 60 anni.
In definitiva i profughi continuarono a trovarsi in situazioni economiche e materiali difficili come testimoniano le numerose lettere inviate dai profughi a deputati, all'Alto commissariato ed altre personalità, in cui lamentano l'inadeguatezza dei sussidi erogati per far fronte alle necessità quotidiane.
All'indomani della fine delle ostilità, su richieste dei prefetti cominciarono le prime operazione di rimpatrio che si protrassero fino alla fine del 1920.
Con r.d. del 19 gennaio 1919, n. 41, l'Alto commissariato per i profughi di guerra fu sostituito dal Ministero delle Terre Liberate. La sua funzione era quella di gestire l'operato di tutte le amministrazioni pubbliche per ciò che riguardava la ricostruzione della ricchezza nazionale e la piena efficienza produttiva (dei territori annessi all'Italia durante la prima guerra mondiale). Fu soppresso con r.d. del 25 febbraio 1923, n. 391, e le sue funzioni furono rispettivamente devolute alle amministrazioni competenti.

 

Nota:

La schedatura informatizzata della serie "Profughi" della Questura di Napoli è cominciata nell'ambito del progetto formativo "500 GIOVANI PER LA CULTURA" promosso dall'allora Ministero per i beni e le attività culturali. Hanno preso parte al progetto dal 1 settembre 2015 al 30 giugno 2016 i dott. Ilaria Ditré, Angelica Parisi e Antonio Salvatore Romano. Responsabili scientifici interni dott. Fausto De Mattia, Silvana Musella e Rossana Spadaccini. Terminata la fase del progetto il lavoro di schedatura è stato portato avanti dai dott. Antonio Esposito e Ferdinando Salemme. Il completamento della schedatura, la verifica dell'intera banca dati e l'introduzione storico archivistica sono a cura delle dott.sse Francesca Calcagno e Martina Magliacano.

 

Bibliografia:

- Ceschin Daniele. (2006). Gli esuli di Caporetto: i profughi in Italia durante la Grande Guerra. Roma [etc.] GLF editori Laterza
- Ermacora Matteo. (2006). Profughi, legislazione e istituzioni statali nella Grande Guerra. DEP Deportate, esuli, profughe : rivista telematica di studi sulla memoria femminile, 12(5-6)
- Ermacora Matteo. (2017). Dopo Caporetto: I profughi in Italia 1917-1918. In Gorgolini Luca, Montella Fabio, Preti Alberto (A cura di), Superare Caporetto: l'esercito e gli italiani nella svolta del 1917 (pp. 95-104). Milano UNICOPLI