ARTICOLO - Il reato di diserzione nel materiale presente all'interno di 14-18
11/05/2018 - Articolo - Roma
Il portale 14-18 mette a disposizione degli utenti materiale di diversa tipologia relativo al delicato quanto assai diffuso fenomeno della diserzione durante la prima guerra mondiale.
In molti soldati al fronte, infatti, l’assuefazione agli orrori della guerra generò una sorta di fatalistica indifferenza verso la morte. Tuttavia mentre alcuni cercarono sostegno nella fede religiosa e nel conforto dei cappellani militari, altri, invece, tentarono in vari modi di sottrarsi al disumano meccanismo del conflitto. Inizialmente attraverso la renitenza, ovvero non presentandosi alla chiamata alle armi, ma soprattutto attraverso la diserzione, che consisteva nel rendersi irreperibili dopo essere stati arruolati e assegnati ad un corpo o nell’abbandonare la propria posizione in trincea consegnandosi volontariamente al nemico. Disertare richiedeva determinazione, coraggio e anche un po’ di fortuna: sfuggire alla sorveglianza dei propri superiori e riuscire a raggiungere le linee avversarie senza essere ucciso prima di aver manifestato le proprie intenzioni non era cosa semplice. Nella categoria della diserzione vi rientrarono anche altri comportamenti assai meno gravi rispetto al “passaggio al nemico” e i casi più frequenti riguardarono l’allontanamento dai reparti verso le retrovie e i ritardi nel rientrare da una licenza o da una missione speciale.
A tale proposito è possibile consultare all’interno del portale, oltre ai due interessanti opuscoli sul “Reato di diserzione in zona di guerra” e sulle “Sanzioni penali per disertori”, alcuni articoli pubblicati su “La guerra italiana, cronistoria illustrata degli avvenimenti” e in “Vita italiana: rassegna mensile di politica interna, estera, coloniale e di emigrazione”, nei quali si fa riferimento a renitenti e disertori sia dell’esercito italiano che di quello austro-ungarico.
La giustizia militare molto spesso si dimostrò assai severa nell’infliggere punizioni per i tentativi di sottrarsi alla guerra e, di conseguenza, al proprio dovere di soldato: i Tribunali militari emisero diverse sentenze di condanne a morte, molto spesso commutate in altre pene detentive, contro coloro che si erano macchiati di renitenza e diserzione.
Tuttavia, considerando i milioni di combattenti, il numero dei soldati giustiziati per questi reati fu relativamente limitato: secondo cifre ufficiali, i giustiziati furono 600 nell’esercito francese, 346 nell’esercito britannico, 48 in quello tedesco; per quel che riguarda l’esercito italiano i denunciati per renitenza furono circa 470.000, 220.000 i condannati a pene detentive, 15.000 i condannati all’ergastolo, 4.028 i condannati a morte con 750 sentenze eseguite.