ARTICOLO - Il contributo dato dalle donne nella Prima guerra mondiale

Articolo - Roma

La Prima guerra mondiale rappresenta una tappa di notevole importanza per la trasformazione del ruolo economico e sociale delle donne. La mobilitazione generale di tutte le forze nazionali e il massiccio invio al fronte degli uomini stravolgono il tradizionale ordine sociale aprendo per le donne nuove opportunità di autonomia. Proprio loro, con abnegazione nel sopportare i tanti sacrifici e con coraggio nell’affrontare le quotidiane difficoltà, offrono un importante contributo al Paese durante il conflitto attraverso l’assistenza morale, il lavoro e l’attivismo sociale.

 

Prima ancora dell’entrata in guerra dell’Italia vengono organizzati dei corsi per le infermiere volontarie della Croce Rossa che svolgono negli anni della guerra un ruolo significativo nell’assistenza sanitaria ai soldati feriti in combattimento. A ricoprire il ruolo di Ispettrice generale della Croce Rossa Italiana è Elena di Orleans Duchessa d’Aosta insignita della medaglia d’argento al Valore e di altri riconoscimenti per l’impegno profuso in favore della causa nazionale. Per quel che riguarda l’opera infermieristica una valida testimonianza è rappresentata dalla raccolta di lettere di Lucia Garelli morta durante il servizio il 24 agosto 1917.

 

Molto simile alla missione svolta dalle infermiere è l’opera del Corpo delle Dame Visitatrici il cui compito è quello di incoraggiare moralmente i soldati, di distrarli leggendo per loro quotidiani e riviste e di occuparsi anche della corrispondenza con le rispettive famiglie.

 

Per iniziativa di un gruppo di donne bolognesi guidate dalla Contessa Lina Bianconcini Cavazza nasce nel giugno 1915 l'Ufficio per le notizie alle famiglie dei militari di terra e di mare che ha lo scopo di facilitare le comunicazioni tra le famiglie dei soldati al fronte e il Ministero della Guerra. Una delle responsabili del reparto telegrammi dell’Ufficio è Teresa Folli che, insieme alla sorella Ida, tiene una serrata corrispondenza con una trentina di soldati dalla quale emerge il tentativo delle sorelle di confortare gli uomini con il calore del loro affetto, tenendone alto il morale. Di questo carteggio il Museo civico del Risorgimento di Bologna conserva numerose lettere e cartoline inviate alla famiglia Folli tra il 1915 e i primi del 1919 direttamente dalla zona di guerra. Durante il conflitto le donne sono anche impegnate nel sostenere le famiglie italiane attraverso l’assistenza all’infanzia.

 

In assenza degli uomini i cambiamenti più evidenti per le donne si hanno nel mondo del lavoro. A loro la Nazione richiede diversi compiti: le donne sono a lavoro nei vari stabilimenti industriali convertiti alla fabbricazione di materiale bellico e attrezzati per la riparazione e l’approvvigionamento di indumenti militari, nelle lavanderie, nella coltivazione dei campi e impegnate nella costruzione di strade, di opere di difesa in seconda linea e di trincee.

 

L’attivismo femminile si manifesta anche con il fenomeno dell’associazionismo civile: diversi sono, infatti, i comitati che si contraddistinguono per un impegno costante nel periodo del conflitto come, per esempio, il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane, l’Associazione Per la Donna, l’Unione Femminile Nazionale, la Federazione Italiana Pro-Suffragio che svolgono un ruolo significativo in materia di assistenzialismo civile e sociale o come il Comitato Nazionale Femminile attivo nella diffusione delle idee interventiste attraverso il periodico L'unità italiana : organo del Comitato nazionale femminile per l'intervento italiano.

 

Importante è anche il contributo offerto dall’Associazione nazionale madri dei combattenti e dall’Associazione nazionale madri e vedove dei caduti che partecipano attivamente ai cortei funebri e alle cerimonie pubbliche celebrate in memoria dei soldati morti in guerra.

 

Tra le molte iniziative prese dalle associazioni rientrano l’organizzazione di conferenze ed eventi pubblici per raccogliere fondi da destinare al finanziamento della guerra e alla pubblicazione di numerosi appelli rivolti alle italiane, che sono sollecitate a compiere i propri doveri per aiutare la Patria a raggiungere la vittoria finale. Le donne vengono esortate a ridurre il consumo di alimenti e a vivere con il necessario limitando il più possibile tutte le spese superflue.

 

Come ulteriore testimonianza del contributo offerto dalle donne vanno presi in considerazione i numerosi libri stampati tra il 1915 e il 1919 contenenti resoconti di conferenze tenutesi nelle varie città italiane, regolamenti per il lavoro femminile nelle fabbriche e riferimenti ai nuovi ruoli ricoperti in tempo di guerra. Tra le tante autrici di quegli anni emergono le scrittrici Matilde Serao, Teresa Labriola, Rachele Ferrari.

Una menzione a parte, in conclusione, merita l’attivismo della giornalista e scrittrice Stefania Turr che nel maggio 1916 fonda il mensile La madre italiana interessandosi anche al problema sociale degli orfani di guerra. Dopo lunghe insistenze Turr riesce ad avere la meglio sulle resistenze delle gerarchie militari e a partire per il fronte divenendo la prima inviata di guerra italiana; sull’esperienza vissuta nelle zone dei combattimenti la giornalista pubblica nel 1918 il libro Alle trincee d'Italia : note di guerra di una donna illustrate con fotografie concesse dal comando supremo.


Fonti:


Giorgio Rochat, Mario Isnenghi, La grande guerra 1914-1918, Il Mulino, 2014.
Barbara Curli, Italiane al lavoro (1914-1920), Marsilio, Venezia, 1998.
Anna Bravo, Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari, 1991.


Saggio consultato:
Maria Cristina Angeleri, Dall'emancipazionismo all'interventismo democratico: il primo movimento politico delle donne di fronte alla Grande Guerra, consultato il 19 settembre 2020.
URL: http://dprs.uniroma1.it/sites/default/files/220.html