ARTICOLO - Commemorazione e Sacralizzazione dei caduti della Grande Guerra - Parte seconda

Articolo - Roma

Nelle iniziative nazionali il culto dei morti fu legato indissolubilmente al fenomeno della sacralizzazione della nazione verso la quale i cittadini dovevano dedizione totale fino all’estremo sacrificio. La nazione venne raffigurata dalla propaganda come una giovane donna, pura e protetta da Dio, mentre ai nemici divenne abitudine attribuire sembianze di assassini, ladri e stupratori. Alcuni esempi significativi sono rappresentati da “L’Albo Sacro della Patria” pubblicato nel 1917 in omaggio agli Eroi di quella che viene definita la 4ª guerra per una più grande Italia, con chiaro riferimento alle precedenti guerre d’Indipendenza, dalla raccolta "La cartolina degli eroi" pubblicata dal Comitato di Napoli della Croce rossa italiana; inoltre di notevole interesse, da questo punto di vista, sono anche i necrologi pubblicati su alcuni periodici, come la rubrica “I morti per la Patria” curata dal Settimanale “La guerra italiana”.

Alla sacralizzazione della nazione contribuirono in maniera consistente anche le chiese, che fusero cristianesimo e nazional-patriottismo per giustificare il conflitto e presentarlo alla popolazione come una nuova crociata contro un nemico malvagio e guidato da forze sataniche e demoniache. Nell’esercito italiano un motto pronunciato in trincea fu “Dio è con noi” e nella propaganda grafica spesso Cristo veniva fatto apparire in trincea, come protettore dei soldati. Con riferimento al tema circa il legame tra religione e guerra, due letture interessanti sono lo scritto del teologo Romolo Murri, intitolato “Il sangue e l’altare”, e l’opuscolo “Religione e guerra” di Giuseppe Curiel, ambedue pubblicati nel 1916.

Molto materiale devozionale, tra cui libri di preghiere, immaginette devozionali e cartoncini vari, fu stampato grazie all’intenso lavoro di alcune istituzioni religiose e distribuito in enorme quantità lungo le linee del fronte. Attraverso l’assistenza religiosa in trincea si cercava di tranquillizzare il soldato con l’obiettivo di prepararlo all’eventuale morte, che non doveva essere vista come un qualcosa di vano, ma al contrario come un sacrificio doveroso nei confronti della Sacra Patria.

Espressioni per antonomasia della devozione e della religiosità popolare sono gli ex voto dei militari sopravvissuti al fronte. Gli ex voto pubblicati sul portale 14-18 sono dipinti su tavolette di metallo e raffigurano la scena dell’avvenimento bellico pericoloso a cui il donante è scampato grazie alla intercessione di un santo o della Madonna.
Gli ex voto sono testimonianze importanti, che riconducono il soldato che li offre, o chi per lui, al luogo di partenza, alla parrocchia, alla devozione paesana. Queste testimonianze devozionali sembrerebbero in grado di riportare il trauma delle esperienze di guerra nella dimensione di evento governato dalla volontà divina. Ma per un altro verso quelle immagini ci portano in una dimensione differente, quella della coralità dove si trova forse un aspetto involontario, che rimanda a una suggestione epica degli avvenimenti. Si tratta sempre di scene di gruppo, che collocano il dedicante in una dimensione collettiva della disgrazia o tragedia.

Combattuta in nome della Nazione e legittimata come dovere collettivo al quale nessun cittadino poteva sottrarsi, la Grande Guerra spinse i vari Paesi, una volta terminato il conflitto, a erigere monumenti, a costruire cimiteri monumentali e sacrari per ricordare i caduti. Non vi è, infatti, un singolo centro abitato in tutta Italia che non abbia un monumento o una lapide commemorativa con sopra inscritti i nomi dei caduti della propria comunità. In questo contesto non vanno dimenticate le onoranze rese al Milite Ignoto, tumulato il 4 novembre 1921 all’Altare della Patria e divenuto, sin da subito, simbolo emblematico di tutti i morti e i dispersi della Grande Guerra. Tale tributo che lo Stato decise di dare alla gente, per tentare di offrire consolazione al dolore individuale delle famiglie colpite dal lutto, rappresentò una trasfigurazione dei morti in martiri che mirava a giustificare il sacrificio in guerra e ad attribuirgli il “profondo significato religioso di resurrezione nell’eternità della Nazione”.

 

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